Diario ottobre
DAR ES SALAAM
14 OTTOBRE 2013 (Lunedì)
Dopo 21 anni, riprendo questo mio diario Africano. L’ospitalità ricevuta alla sede del CEFA, è stata di assoluto piacere. Marina e Dario, oltre a Gabriele che starà con me fino al rientro in Italia, mi hanno messo a disposizione la loro totale gentilezza e servizio. E’ curioso come sto rivivendo le stesse sensazioni di allora. Stessi modi e serenità. Stesse condizioni mentali. Unica grande differenza la tecnologia padrona di questa città e forse non solo. Questi primi giorni di permanenza alla procura CEFA, mi permettono di prendere confidenza con la nuova condizione ambientale. C’è abbastanza caldo e umido.
Ho felicemente ripreso a sentire i suoni e le parole della lingua Swaili. E’ stata una sorpresa constatare che nel mio inconscio tante parole ristoravano nella mia mente. Ho ricordato vocaboli che non sapevo neanche di aver usato se non una o due volte.
Comunque Dar, non è l’Africa che mi entusiasma. Per quello dovrò aspettare venerdì quando viaggeremo per tornare a Matembwe. Li si che le emozioni e sensazioni torneranno ad essere forti. Spero.
Domani mattina, avrò i miei primi incontri con persone speciali del posto, quindi riordino le mie cose e vado a letto.
DAR ES SALAAM
15 OTTOBRE 2013 (Martedì)
Stamattina son stato svegliato di buon ora (06,30 circa). Non dagli amici del CEFA, ma bensì dalle urla e dal pianto di una bambina che alloggiava col padre nella camera a fianco la mia.
Ora mi chiedo:
Come si può portare in visita in questi luoghi un bambino ancora in fasce. Ma soprattutto, come fai a non renderti conto che c’è altra gente che vorrebbe dormire senza dover ascoltare le urla e pianti isterici di tuo figlio. Mah…
Sono in cameretta a riflettere e mi accorgo sol ora, che la mia mente è libera. Sono passati solo pochi giorni perchè la magia di liberare la testa da pensieri poco costruttivi avvenga ancora. La curativa Africa, madre di tutte le terre, mi ha risortito il benefico effetto di relax. Oggi come allora.
Qui al CAFA, alloggia anche una piacente ragazza olandese, con la quale passo un pò di tempo a dialogare sotto la tettoia. E’ una sportiva. Un chirurgo ortopedico venuta a Dar per uno stage di qualche mese.
Sono le 09,00 di martedì 15 ottobre e mentre sto scrivendo questi pensieri, mi accorgo che fuori sta diluviando. Incredibile. A Dar sta piovendo in ottobre.
Oggi visita in una scuola per disabili a Dar e poi attenderemo che arrivi dall’Italia tutto il resto del gruppo. Giornate dal ritmo blando e prive di particolari note. In serata cena al CEFA con vari rappresentanti di organizzazioni e anche dell’ambasciata italiana a Dar. Domani mattina, avremo l’incontro con l’ambasciatore e conferenza stampa di presentazione del progetto LESS is MORE. Ho anche ricevuto il grande onore, più che ricevuto mi è stato richiesto il permesso, di permettere di lasciar loro usare il mio nome per intitolare il primo centro sportivo per disabili a Dar.
Quindi in Tanzania.
DAR ES SALAAM
18 OTTOBRE 2013 (Venerdì)
Alle ore 4,38′ si parte
Il viaggio procede a ritmo tranquillo e costante. L’autista del nostro mezzo, è di singolare concentrazione. Il convoglio è composto da un camion del CEFA che trasporta la mia handbike, le bici e svariati bagagli, un camioncino e due fuoristrada ben attrezzati di Afri Roots. Il gruppo guida di persone del luogo, che saranno con noi per tutto il viaggio.
Quindi in totale saremmo in 17:
Io in handbike, Gabriele (photo), Alessandro e Paolo (video), Marina (responsabile CEFA), Sara, Francesca e John (bici + tandem), Dorizio (altra bici), l’autista camion del CEFA e le 7 persone Afriroots.
Ricordo molti passaggi del viaggio. La valle dei Baobab. L’incrocio che innesta la salita per Iringa. L’incrocio prima di Njombe e l’attraversamento del parco nazionale del Mikumi. Che amarezza non aver visto nessun elefante. Pochissimi altri animali. Ricordavo che 21 anni prima ero invaso da gioia e stupore nel non sapere dove girare la vista per poterli osservare tutti. Oggi quasi nessuno.
Prima di entrare nel parco del Mikumi, Marina, la gentilissima e sempre attenta responsabile CEFA a Dar da vari anni, mi dice: “Norberto, ti ricordi di nulla?”
E io le rispondo: “No, cosa dovrei ricordare?
“E lei: “Abbiamo appena passato il luogo del tuo incidente…!!!”
Io: “Assolutamente il nulla…!!!”
Arrivati a Matembwe, torno nella mia vecchia dimora alla missione che mi ospitò 21 anni prima. Nulla è cambiato. Anche il mobile della sala da pranzo è lo stesso.
Fantastici bei ricordi.
MATEMBWE
19 OTTOBRE 2013 (Sabato)
Dopo una ristoratrice doccia (l’acqua è mancata per tutta la notte con mio grande rammarico e lamentele) e pranzo, oggi come allora, faccio visita al mangimificio e allevamento di pulcini. Rivedo l’amico John Kamonga che mi abbraccia e saluta con l’emozione nel cuore.
Qualcuno si ricorda di me e delle mie evoluzioni in moto. All’epoca ero l’unico in moto. Oggi ce ne sono ben di più.
Matembwe è cambiata.
Anche se uguale nei luoghi, si è civilizzata abbastanza. Moto, qualche auto, un’antenna per le comunicazioni (in moltissimi hanno il cellulare), luce elettrica, un distributore di benzina e internet. In casa non sento più i topolini che camminavano nel controsoffitto. Anche i geki non sono più graditi ospiti nelle pareti. Stesso clima, ma qualche zanzara. Nel 1992, non ricordo di averne mai viste ne sentite.
Accidenti, nel passarmi del filo interdentale, mi salta un’otturazione. Paura…!!!
NJOMBE
20 OTTOBRE 2013 (Domenica)
Partiamo da Matembwe intorno alle 08,30. Questa prima tratta su strada sterrata, la vera Africa, è una piccola farsa. La mia handbike e la mia postura, non riescono a sopportare che per poche centinaia di metri i sassi, la sabbia e le buche della strada. I tempi morti del carico scarico mia bici, le soste ristoro e recupero gruppo, allungano di molto le previsioni dell’arrivo.
Io sono preoccupato ed ansioso di arrivare in città. Ho l’appuntamento col dentista, chissà cosa mi aspetta, che mi dovrebbe otturare il dente scoperto. Paura.
Arriviamo tardi a Njombe e l’appuntamento salta. Fatte le debite procedure d’arrivo, ci dividiamo nelle varie collocazioni e si da appuntamento per il giorno seguente. Io, preoccupato dal dente, mangio poco e penso a cosa mi dovrò aspettare dal dottore.
Notte quasi insonne.
NJOMBE
21 OTTOBRE 2013 (Lunedì)
In mattinata fantastico incontro nella scuola pubblica per sordo muti di Njombe. A fine discorsi, anche la solita tiritera politica dell’aiuto preside, un ragazzo con problemi nel parlare mi dice:
Oggi ho capito che anche noi con disabilità, possiamo avere delle opportunità di vita migliore.
Si, il significato di questo suo messaggio mi ha sia commosso che esaltato perchè ha centrato il significato di questa nostra attraversata. Mi congedo presto da questa scuola, perchè alle 14,30 ho appuntamento dal dentista. L’amico John Kamonga da Matembwe, garantisce sulla professionalità del dottorone. Io mi fido.
Lo studio è dentro il mercato della città. Stesso stile delle faticenti “boutique” del bazar di stile africano. Ovviamente l’entrata è contornata di terra rossa e polvere con ovvi ostacoli alla mia carrozzina. Entrato nella stanza, l’odore è quello tipico dei nostri ambulatori. La poltrona dove mi viene chiesto di posizionarmi, potrebbe cedere da un momento all’altro. Il mio peso è per loro insolito. Poi si avvicina il dentista e col sorriso inizia ad armeggiare nel banco strumenti e mia bocca. Lo sento lavorare con destrezza e professionalità. Solo una sua frase mi preoccupa un pò, abilmente tradotta da Marina che divertita scatta delle foto:
– Se senti del male, dovrò farti l’anestesia –
Dopo quelle parole, il mio corpo si anestetizza da solo. Dopo l’abile lavoro di trapanazione, pulizia e otturazione, anche eseguiti con le solo dita, problema dente risolto egregiamente.
Grazie John della dritta.
La casa che mi ospita, ha un’atmosfera di tranquillità. Marco e Antonella, mi offrono un’ospitalità esemplare. Con piacere, vengo a sapere da Marco che a Ikondo, dove 21 anni prima avevamo inziato dei lavori per il CEFA, il progetto e la centrale idroelettrica, procedono molto bene.
MAKAMBAKO
22 OTTOBRE 2013 (Martedì)
Partiamo da Njombe di prima mattina. Alle 07,38 stiamo già pedalando in direzione est. Il gruppo si muove in giusta armonia e la mia preoccupazione sulla sicurezza di noi ciclisti, viene subito messa a tacere dalla buona disciplina del convoglio. Nessun pericolo. Dopo vari sali e scendi, più giù che sù, arriviamo in anticipo a Makambako.
Ad aspettarci ci sono Stefano (volontario italiano del vicino centro per disabili), il sindaco (donna) e vari altri personaggi locali di rilievo. Fatta una prima presentazione, ci portano in un centro, dove ci aspetta una cerimonia con canti e balli. E’ il primo centro di accoglienza per disabili, che ho l’onore di inaugurare. Apro la tendina della targa e vedo, con enorme emozione, che questa casa di accoglienza è intitolata a mio nome. Non riesco a trattenere le lacrime e con la scusa di dover andare in bagno, mi rimetto in sesto. Nel vedere i loro bagni per disabili, mi chiedo come potrebbe fare un loro disabile. A fatica mi ricompongo e penso…
Poi andiamo a Inuka, alla casa dove alloggeremo. Ottima sistemazione e quindi ne approfitto per lavarmi e fare analisi. Come ultimamente spesso mi accade, non riesco ad avere un buon dialogo con chi mi circonda.
La sera si fa il piano del percorso e ci si siede a tavola per la cena. Siamo in tanti, anche altri invitati italiani del posto, più G. Beccari che accompagna la donatrice finanziaria principale del progetto col suo commercialista. Siamo una ventina di persone che allegramente ceniamo.
NYOLOLO
23 OTTOBRE 2013 (Mercoledì)
La giornata si svolge in modo anomalo. Il gruppo decide di partire di prima mattina per pedalare con meno caldo. Io devo bagno e quindi non posso far parte della comitiva. Li raggiungerò in auto a destinazione, dove ci aspetta un’altra inaugurazione. Questa sfalsamento del gruppo non fa parte dei principi del viaggio. Poi arriviamo a destinazione e montiamo la prima vera farsa. Poche centinaia di metri prima dell’arrivo, Inizio a pedalare col gruppo come se nulla fosse e cioè, come se fosse da Makambako che si fatica. Si fa festa col personale, autorità e bimbi del centro e poi si visita il piccolo ospedale gestito da pochi medici italiani. Preso possesso del mio alloggio, siamo i primissimi ospiti della nuova casa, faccio una sommaria ispezione della camera e bagno. Vengo invaso da uno sconforto totale. Il letto corto, non mi permette di dormire, la luce elettrica non arriva alla casa ed il bagno, che a loro detta sarebbe specifico per persone disabili, penso sia scomodo anche per una persona senza problemi. Posso affermare che, anziché essere un bagno per disabili, è più un bagno per diventare disabili. Ho quindi la prima occasione di usare la specifica poltrona comoda portata dall’Italia e tutto si risolve con tanta fortuna e molto adattamento. Anche questa è avventura Africana. Vorrei far presente, che le opere in questione, sono state progettate da un ingegnere italiano.
Evviva la fuga di cervelli.
I soldi per la struttura da noi inaugurata, è stata una donazione della diocesi di Caltagirone (CT), anche loro presenti con numerose persone più vescovo, padre Calogero, dall’Italia. Una donna di loro, si mostra felicissima di conoscermi perché mi aveva visto su TV2000 tempo prima in Italia. Anche il vescovo mi dimostra tanta ammirazione e gentilezza. Ovviamente, tipica ospitalità siciliana, sono invitato come ospite nella loro fantastica Sicilia.
Abbracci, foto, dolcetti e saluti e ci si congeda tutti.
KISOLANZA
24 OTTOBRE 2013 (Giovedì)
Ancora una volta il gruppo si divide.
Per gli impegni futuri, io mi devo gestire sul quando andare in bagno, per non far coincidere quei giorni con le inaugurazioni mattutine. A parte i primissimi km di strada sterrata che ovviamente non posso fare, non gradisco troppo che gli altri vogliono pedalare comunque di mattina. Gli accordi con l’ONG erano ben chiari dalla partenza. I giorni che vado in bagno non si pedala la mattina ma si aspetta la mia disponibilità. Gli altri si devono adattare alle mie esigenze e non viceversa. Ieri e oggi non è stato così.
Pedalare senza la mia presenza non fa bene al messaggio che si vuol dare e per la motivazioni di questo progetto.
Con la mente mi vorrei isolare un po’ dal gruppo, ma continuo a pedalare, faticare e dopo essermi riagganciato a tutti nel punto previsto, cerco di auto convincermi che va bene anche così.
Arriviamo di buona lena al cottage del previsto stop. Io vengo assegnato ad una baita di esemplare bellezza, anche se non in stile africano. Faccio subito una ristoratrice doccia e mi riunisco al gruppo per la cena. I ragazzi dell’organizzazione Afri Roots, sono fantastici, anche nel mezzo del bosco, ci fanno trovare una lunga tavolata egregiamente imbandita, con posate, piatti, bicchieri vino più bicchiere acqua e bevande fresche. Ci servono la cena con professionalità e dopo discorsi, scherzi e risate, si torna ai rispettivi letti. Loro in tenda, io nel lussuoso (per la posizione) cottage.
Le comodità mi aiutano a riprendere positività.
IRINGA
25 OTTOBRE 2013 (Venerdì)
Di prima mattina ci lasciamo il cottage alle spalle. Attraversiamo paesaggi e villaggi di interessante bellezza ma di ciclica routine. Arriviamo puntuali alla scuola di Tamangozi, dove ci aspettano due lunghe file di scolari cantanti, festosi e danzanti oltre ai loro insegnanti, preside e la Bruna (già conosciuta a Dar). Facciamo foto, riprese video, i soliti discorsi di rito e dopo un’oretta riprendiamo a pedalare in direzione di Iringa. Circa due km prima di entrare in città, ci aspetta una lunga e ripida salita. Alla base della salita, ci aspettano un gruppo di mamme e ragazzi che cantano, ovviamente danzando, in onore del nostro passaggio. Ben presto la loro presenza è di grande aiuto per superare la ripida salita che ci porterà in città. Alla fine di questa irta salita c’è ancora la Bruna con un piccolo corteo di persone che mostrano un cartello con scritto:
– KARIBU’ NORBERTO, BENVENUTO NORBERTO –
Io sono molto felice, ma ho anche la faccia in fiamme a causa del sole che investe la mia pelle sprovvista di crema di protezione. Grave errore.
Facciamo un ultimo giro di rappresentanza nel centro del mercato in città e poi andiamo a casa di Bruna e suo marito Lucio per riordinarci. Io sono molto provato e durante la doccia, spacco la sedia di plastica del bagno cadendo a terra. In casa non c’è più nessuno, Gli altri, quelli del mio team che dovrebbero assistermi sempre, sono già andati tutti in città lasciandomi solo, senza dirmi nulla. Urlo aiuto e la Bruna, fortunatamente nella rimanenze, mi manda un uomo ad aiutarmi.
Questo accaduto accresce il mio nervosismo è così, appena tornati, insulto tutti.
IRINGA
26 OTTOBRE 2013 (Sabato)
Una giornata di relax. Prendo coscienza della mia recente reazione e chiedo scusa a tutto il team. Non so se servirà, sento aria di fastidio nei miei confronti, ma comunque mi sento in obbligo di farlo, soprattutto per me e per il progetto.
A pranzo Facciamo visita in un ristorante gestito da americani che nel loro business fanno lavorare solo persone con disabilità. Sono sordo muti, piedi torti o deficitaria deambulazione. Torno a casa con lo stato emotivo rigenerato.
Si cena in armonia.
IRINGA
27 OTTOBRE 2013 (Domenica)
Stamani mi tocca andare a messa. Un padre della Consolata, padre Franco, ci invita a presenziare alla sua messa cantata, poi a testimoniare la nostra missione, conoscere i suoi ragazzi e pranzare tutti insieme. Padre Franco è un simpatico padre, missionario in Africa da 35 anni e si occupa di raccogliere bambini problematici provenienti dalle infine carceri minorili tanzaniane. Offre loro alloggio, cibo, istruzione e forse un futuro. Nel dialogare con questi piccoli bambini ex detenuti, ci si conosce e si canta. Tutti loro conoscono l’inno Tanzaniano. Poi chiedo al padre, conoscendo i metodi d’insegnamento africano, se anche loro vengono picchiati dai maestri. Mi risponde che lui usa insegnanti locali e ridendo chiede ai ragazzi:
“Alzi la mano chi non è mai stato bastonato a scuola.”
Tutti i bimbi abbassano la testa ma nessuno alza la mano.
Dopo pranzo mi recitano delle simpatiche scenette, ma sempre di furti e stregonerie. Loro sono così.
IRINGA
28 OTTOBRE 2013 (Lenedì)
Prima di pranzo facciamo un incontro coi bambini e le mamme del Nyumba Ali. Centro di riabilitazione per disabili creata e gestita a casa di Bruna e Lucio. Al pomeriggio visita in un altro centro per bimbi disabili, il Sam Bam Ba, anche questo gestito da una Ong italiana e nel secondo pomeriggio, piccolo giretto di rappresentanza per il centro di Iringa insieme a ciclisti del posto che hanno le loro handbike molto artigianali. Vedere me che sono un uomo bianco disabile, desta loro molta curiosità ed interesse (negli africani c’è la credenza che l’uomo bianco non ha persone disabili perché coi soldi puoi comprare tutte le buone medicine).
Ovunque mi fermo sono accerchiato da curiosi che mi guardano con sospetto, timore e voglia di sapere. Altri osservano incuriositi quella strana bicicletta che è la mia handbike ma soprattutto il tandem di John. Un po’ per iniziative di volontariato, un po’ anche grazie al nostro messaggio, penso che nel loro ragionare qualcosa inizi a cambiare.
Stiamo smuovendo i loro sentimenti e dopo averci conosciuto, penso che hanno meno paure.
ILULA
29 OTTOBRE 2013 (Martedì)
Decidiamo di partire intorno alle 8:30. Ad aspettarci in fondo alla discesa da Iringa, ci sono quelli della TV tanzaniana ITV. Sono giorni che seguono la nostra missione mandando continui aggiornamenti al telegiornale di stato. Sembra che la nostra avventura sia veramente di interesse.
Arriviamo al centro per disabili e orfanotrofio nell’interno della cittadina di Ilula, fondato dal siciliano padre Filippo. Soliti canti, balli e discorsi di rito, poi mi congedo dal gruppo in visita ai vari reparti perché devo assolutamente lavarmi e recuperare le energie. Gli instancabili accompagnatori di Afri Roots, in poche decine di minuti montano un completo in tende per la notte. A me viene assegnata una grossa tenda dove montano un letto matrimoniale. A fianco il loro camioncino, mi montano un separè con grande tanica d’acqua e pompa ad immersione alimentata dalla batteria del camion. Un grosso quarzo di pietra per appoggiare gli oggetti e la nostra poltrona comoda per sedermi. Tutto sembra essere posizionato perfettamente e funzionale, ma quando metto in pratica l’utilizzo dell’ingegnoso progetto, mi rendo conto che non posso usufruire degli accorgimenti come pensavamo. Dovrò cambiare alcune programmazioni del viaggio perché la sistemazione in tenda, non è funzionale se non per una sola notte. Oggi la mia disabilità mi indispone molto. Tutti gli altri membri del gruppo, sono invece entusiasti della splendida location. Il panorama ed il clima del luogo sono da incanto. Peccato che le mie indisposizioni, nessuno di loro ha la benché minima colpa, non promettono alla mia testa di godere appieno di queste irripetibili emozioni.
E passo un’oretta down a riflettere.
Poi si cena, si programma il giorno dopo ed elencate da Tende (altra guida Afri Roots) e Mejha le allarmanti precauzioni del campeggio in africa, si va a dormire.
BAOBAB VALLEY
30 OTTOBRE 2013 (Mercoledì)
Di prima mattina arriviamo alla strada asfaltata ed io salgo sulla handbike. La notte è trascorsa benissimo, il team è su di giri. Subito prima della mia biciclettata, Mejha (guida Afri Roots) fora la bici e al Tandem di John e Francesca cade la catena. Il superstiziosissimo Alessandro, il regista che farà il docufilm del viaggio, afferma:
“oggi la giornata parte male. vedremo.”
Nel loro mondo di artisti creativi, sembra che le superstizioni regnino sovrane.
Già siamo avvertiti dalla nostre guide, che nella valle dei baobab incontreremo il primo vero caldo. La mia pedalata procede bene, ma fra il caldo, il forte vento ed i continui saliscendi, ascolto il mio corpo e stoppo la mia fatica a pochi km dal campeggio di arrivo. Il Coccodrille Camp gestito da un tedesco. Comunque oggi pedalo per 63 km. La giornata si conclude senza altri intoppi, alla faccia delle superstizioni da artisti.
Il mio bungalow, è assai spartano ma efficiente. Gli altri in tenda.
BAOBAB VALLEY
31 OTTOBRE 2013 (Giovedì)
Oggi relax nel campeggio. La nottata è stata rumorosa ma con clima sopportabilissimo. verso le 6:00 del mattino, vengo svegliato da un gruppetto di babbuini che giocano chiassosi fuori dalla mia veranda. Non sapendo, ho lasciato sul tavolo fuori delle bottiglie di vetro, che le scimmie hanno ben pensato di lanciarsi e quindi rompere contro il muro. Poi realizzata la realtà, mi sono chiuso in bagno per paura che loro entrassero dalla grande apertura del basso tetto. Ed io che nella dormiveglia ho sognato pensando che fossero i ragazzi del gruppo.
Nel pomeriggio Alessandro ci impegna con le sue interviste video.