Conclusione

Tutti noi abbiamo un epilogo, solo che non ci e’ dato di sapere il dove, come e quando.!!! Trascorriamo gran parte della vita a svolgere mansioni dalle piu’ ambigue finalita’. Preserviamo la possibilita’ di un temibile infarto mentale e trascuriamo la ricercata pace del vivere in armonia.

Tra le attivita’ piu’ radicate nel nostro essere, elenco:

 

– Il sesso –
– Coltivare terra –
– La caccia –
– La guerra –
per non fermare la stirpe alla generazione del momento
come fonte di nutrimento
altra fonte di nutrimento
per l’avidita’, speculazioni ed interessi dai celati scopi

 

Si teme il conflitto… dove l’arma più devastante e crudele che l’umanita’ abbia mai creato e’ l’uomo stesso! Quest’uomo, che con la sua diabolica intelligenza tanto offre ma altrettanto toglie, troppo spesso si nutre della spietata collera per proteggersi dalle delusioni. Abbozzando subdole forme di ricatto, cerca d’imporre propri pensieri e voleri come una viziata donna in cerca di chissa’ quali altri mirati scopi. Senza entrare nel merito di banali metafore, come sputare nel piatto in cui si mangia ecc. ecc., volenti o nolenti questi siamo noi e probabilmente ci piace cosi’.
Allora e’ bello ricordare che:

– dove Il furbo vince le battaglie, l’intelligente vince la guerra –

e qui siamo la massima espressione di vita intelligente del nostro pianeta.
Per rimanere nell’affascinante e romantico mondo degli astri, riporto letteralmente la bella espressione intonata in una canzone e cioe’:

– … luna tu, tu rischiari il cielo e la sua immensita’ ma ci mostri solo la meta’ che vuoi, come poi facciamo quasi sempre noi … –

Proprio cosi’, …! Spesso quando siamo in presenza d’altri, mostriamo il lato del nostro carattere che vogliamo lasciar credere e con grande maestria cinematografica recitiamo quella parte del copione che offusca realta’ e verita’. Rimanere avvolti e cullati da un alone di mistero, risulta essere un elemento di gran fascino, ma il pettine che accarezza la vita scopre sempre l’inganno che si cela in noi e nulla puo’ deviare dal suo perentorio fare.