Fine Diario 66

Impressioni e conclusioni di quest’avventura o Progetto 6six

 

Quello che pensavo fosse la realizzazione di un sogno, si è rivelata essere una conferma. La conferma o realtà che sono diventato un illuso, un sognatore ad occhi aperti che aspetta di salire sul treno scomparso. Quel treno che corre sul binario della speranza. Un treno difficilissimo da incontrare o aver la fortuna di prendere. Il treno dei sogni che ultimamente corre sempre un metro al secondo più veloce di me. Comunque mi sento pur sempre un grande per ciò che in passato e presente sono riuscito a fare. Conscio che ben pochi altri al mondo sapranno riuscirci. Ho però un rammarico, quello di non riuscire più a sorridere col cuore. La disabilità che ha incontrato il mio destino, ha anche spezzato le ali del mio entusiasmo e mi ha privato di quelle doti che ti rendono speciale. Un carismatico quale ero. E’ vero, ho portato a termine un’impresa importante, sicuramente unica nel suo genere, ma la ho vissuta molto con il corpo e poco con la mente. La ho realizzata non interamente, perchè torno a casa non cresciuto nell’animo, senza il desiderio di volerla ripetere e con la consapevole amarezza d’aver diviso pensieri, voleri e desideri. Il mio volo potrà anche sembrare libero, ma in realtà ha una rotta prestabilita. Di questa impresa c’è però una cosa che porterò sempre nei miei ricordi, l’America “on the road” di un ostinato, cocciuto e testardo uomo. Prima campione poi disabile. Di questa impresa c’è una cosa che porterò sempre nei miei fastidi, l’essere stato nelle condizioni di dover chiedere per riuscire. Questa mancanza di autonomia penso che mi allontanerà da alcuni di coloro che mi hanno aiutato a viverla. La presenza di alcuni accompagnatori si è rivelata poco adatta, in uno specifico caso assolutamente sbagliata. Mi hanno assecondato in ogni mio bisogno, ma dai loro volti capivo quanto non volevano essere nel posto in cui si trovavano o quanto si erano pentiti di fare quello che stavano facendo. Dalle mie programmazioni non ricevevo commenti diretti, ma le loro espressioni mi agitavano le scelte. Ad impresa finita, posso ora affermare che ho avuto una semplice assistenza. Senza credere o farsi portavoce in ciò che si voleva fare, chiunque altro avrebbe potuto svolgere questo compito. Comunque l’aiuto è ben altra cosa, ma fortunatamente da alcuni di loro ho ricevuto questa importante spinta, infatti da questi amici ho ricevuto anche altro.
Fortunatamente gli accompagnatori Max e Marina, mi hanno permesso di rilassare mente e corpo. Mi hanno regalato quella serenità e libertà d’azione necessaria al proseguo dell’impresa. Grazie anche a questo piccolo serbatoio di tranquillità, che sono felicemente arrivato al molo di Santa Monica. Sono stanco di vedere, sono stanco di sentire, sono stanco di cercare di capire. Sono veramente stanco… Vorrei solo respirare l’ossigeno della serenità in compagnia della sincerità. Manterrò fede a tutte le promesse fatte, continuerò ad aggrapparmi alla scia dell’inerzia, poi: – Fine del diario e stop alle parole, mi ritiro nelle mie segrete. – Questa vi potrà sembrare una disdicevole arringa, ma è quello che ho onestamente provato e provo. Di questa incredibile faticosa impresa, che ho arcignamente portato a termine, mi rimarrà l’indelebile delusione d’averla tentata e la presunzione d’aver pensato di passare momenti speciali in compagnia di amici speciali. Se non in sporadici momenti non è stato come immaginavo.
Lo considero .., diciamo un flopp!!!
Con queste parole vi saluto e torno al mio vegetare.

 

Ciao, Norberto De Angelis